Fili d'erba
Ci siamo è davvero primavera, anche se il tempo è pazzerello, proprio come si conviene al mese di marzo, un po’ è nuvolo, fa freddo e tira vento, ma poi arriva una splendida giornata di sole e la natura ride protendendo verso il cielo i rami fioriti dei pruni, peschi, albicocchi…
Sabato a Vincigliata era un trionfo di colori e ho fotografato le tenere violette del “giardino dell’anima” che oggi ho inviato alle ragazze del corso di “Food and Beverage”, cui sono molto legata. Stiamo bene insieme, riusciamo a sprizzare gioia ed è stato buffo vederci insieme in visita venerdì pomeriggio al salone “Firenze a Tavola”, cercavamo di imitare Francesca, l’insegnante di enologia, nella degustazione professionale dei vini, ma dopo il terzo assaggio le pseudo sommelier si erano trasformate in una banda di ragazzette allegre in gita scolastica, che ridevano e scherzavano commentando salsine e salsette calabresi, più o meno piccanti, o le apparecchiature per tavole di nobili signore, con tovaglie ricamate e inamidate, argenti e cristalli luccicanti, porcellane finissime… oggetti così belli a vedersi, ma che poco avevano a che fare con la nostra vita all’insegna della fretta, dove si usano tovagliette all’americana plastificate, bicchieri di vetro infrangibile, posate e piatti da cacciare rapidamente in lavastoviglie senza troppe precauzioni.
La fretta ecco cosa guasta irrimediabilmente la civiltà occidentale, ha ragione l’amico Paolo a propagandare il movimento “dalla parte della lentezza” perché oggi andiamo così veloci che è quasi impossibile “rendere omaggio a ciò che incontriamo e che potrebbe suscitare la nostra meraviglia… occorre saper assaporare in senso poetico la lettura di qualche pagina di un buon libro, osservare un fiore, carezzare un cane, fare due chiacchiere con un amico, aprendo uno spazio alla contemplazione, alla gratitudine, alla comprensione, avere il senso del sublime e della meraviglia per tornare a farci stupire dalla vita”.
Queste parole di Paolo le metto in pratica quando stacco la spina dalla città e dai suoi ritmi accelerati e mi ritaglio tre ore per rifugiarmi nella calma dei boschi e degli ulivi di Vincigliata riscoprendo il valore del silenzio e del contatto con la madre terra che, come scrive S. Francesco “ci sostenta e ci governa e produce diversi frutti, coloriti fiori ed erba”….
Adoro il colore dell’erba a primavera, amo il contrasto del verde tenero dei fili d’erba, nuove vite che nascono e si muovono nel vento dell’esistenza, con i tronchi bruno e argentati degli ulivi, alcuni secolari, dalle cortecce rugose coperte di muschi, testimoni della saggezza e simboli di pace.
Pochi giorni fa in una trasmissione televisiva ricordavano gli ultimi mesi di vita di Tiziano Terzani, la sua felicità nel contemplare e immergersi a pieno nella natura; il passo decisivo è l’abbandono del proprio ego, quello che ci lega, che ci impedisce di identificarci con “un filo d’erba”, dobbiamo annullarlo completamente l’ego per godere a pieno della bellezza del creato…
Non potete immaginare la bellezza della sensazione di sentirsi parte del creazione, nell’istante in cui abbandoniamo i nostri pensieri e ci mettiamo intensamente in ascolto di qualcosa che è molto più grande di noi. Camminiamo con consapevolezza fra i fili d’erba tenera sentendo ad ogni passo il contatto con la terra sotto i nostri piedi, una terra che è viva, pulsante… e noi respiriamo con lei, il battito del cuore, il nostro respiro è in armonia con il respiro vitale del filo d’erba che ondeggia nel vento di primavera. Così mi sentivo sabato in mezzo agli ulivi a Vincigliata, ero sola e talmente felice che mi sono messa a correre gridando “ti amo” a Dio e alla bellezza della natura attorno a me…