Le "rune" sono segni di scrittura nell'alfabeto dei popoli nordici e gli elfi i piccoli geni dell'aria nella mitologia nordica. Come Elfa desidero comunicare parole di saggezza, pace e solidarietà fra i popoli, aiutare le persone a ritrovare se stesse, ad avere più autostima e a vivere meglio la loro vita. Occorre iniziare e terminare la giornata con un sorriso. Amare sempre appassionatamente l'esistenza e le persone che incontri sul tuo cammino.

sabato, aprile 29, 2006

In giardino

Tornare alla casa della mia infanzia è sempre una gioia, fra le vecchie mura mi sento protetta e affiorano i ricordi di giorni felici, senza pensieri, dove la vita fluiva tranquilla fra giochi e risate spensierate di bambini che si rincorrevano nel giardino e nel parco, felici di essere immersi in un piccolo mondo incantato.
Il giardino ora appare devastato dalla neve che quest’inverno è scesa copiosa; mi fanno tenerezza gli alberi con i rami troncati, piegati dal peso di quel manto bianco e soffice, leggero solo nell’apparenza.
La grande magnolia che ha più di centoventi anni ha sofferto, appaiono varie spaccature sul tronco, ampie fronde con le foglie ormai secche penzolano qua e là, ma sono certa che dopo la potatura si riprenderà e la rivedrò splendere sotto il sole, con le foglie verde intenso, lucide e lisce su un lato, opache e vellutate sull’altro, di tonalità nocciola. Ricorderò sempre la magia di una notte d’estate con la luna piena, i bambù del canneto fremevano scossi dal vento. La luce pallida della luna si rifletteva sulle foglie lucenti della magnolia, i grandi fiori bianchi emanavano un profumo inebriante che si mescolava nell’aria della notte, ero rimasta a lungo sulla grande terrazza, facendomi avvolgere dal respiro del vento e baciare dai raggi della luna.
Mi avventuro nel canneto, che desolazione vedere quelle canne altissime spezzate e piegate, ma i bambù si rigenerano e dalle vecchie radici nasceranno altri germogli, rispunterà una vita nuova; l’essere umano in preda ad una passione amorosa può restarne devastato come il canneto in una tempesta di neve, il cuore sanguina, ma poi le ferite si rimarginano e si ritorna a vivere accresciuti dall’esperienza di quell’amore che ha cambiato il nostro modo di vedere e affrontare il mondo.
Nella vita la cosa più importante è amare e sentirsi amati, anche le storie che appartengono al nostro passato lasciano in noi emozioni e ricordi, che per anni restano sopiti, poi improvvisamente riaffiorano e con loro tornano alla mente i desideri irrealizzati, rimasti nel limbo della nostra immaginazione, che possono trascinarci verso orizzonti sconosciuti, al di là delle nuvole, dove si rincorrono i sogni di oggi con quelli di quando eravamo bambini, che c’inseguono anche da adulti.
Fin da bambina ho sempre ammirato le farfalle, in giardino anche ora se ne incontrano di bellissime con ali variopinte o candide, quando il sole è troppo forte si riparano fra le fronde degli alberi e riappaiono al tramonto.
La scorsa estate ero in terrazza, poco prima del tramonto, godevo degli ultimi caldi raggi del sole con gli occhi socchiusi, improvvisamente sono apparse due farfalle bianche che volteggiavano sopra di me e poi si rincorrevano fra le fronde del canneto che lambiscono la terrazza: erano farfalle in amore. Si univano, poi felici si separavano, tornavano a sfiorarsi accarezzandosi con le ali, poi si ricongiungevano con una leggerezza infinita, sono rimasta incantata pensando che sarebbe stato meraviglioso fare l’amore imitando le farfalle, come in una danza.
Inizia a piovere, devo tornare in casa, tira un forte vento, sul lago in lontananza s’intravedono larghe onde increspate, anche dall’acqua sembrano voler uscire le passioni nascoste, ma poi la brezza svanisce e la superficie del lago torna pacata, con i riflessi dorati del sole che scompare, a poco a poco, dietro le cime delle montagne. Cala la notte nella quiete di un luogo dove la natura è ancora incontaminata.
All’alba corro alla finestra a schiudere le persiane, rimango estasiata a contemplare la bellezza delle montagne che incoronano il lago e riflettono sulla neve la luce rosata dell’aurora. Il cielo è limpido, senza nuvole e le rondini sfrecciano di fronte alla finestra mostrando il petto bianco, pulsante di vita. Si odono i cinguettii di uccelli di tante specie che hanno trovato rifugio nel giardino e nel parco della villa che è un po’ abbandonato; al mattino il risveglio è sempre allietato dal loro concerto, una musica che ti avvolge nell’armonia della bellezza della Creazione.
Adoro il giardino della casa natale, la primavera ha fatto sbocciare i fiori bianchi dei cespugli che contrastano con il verde della siepe di bosso, i lillà a fianco al canneto sono in piena fioritura e la fragranza si espande nell’aria, fra pochi giorni saranno sfioriti, ma già le ortensie si preparano a tempestarsi di corolle rosa e la vita del giardino continua. Nel libro “Saggezze”, che raccoglie i pensieri di maestri dell’India, ho letto una splendida riflessione di Mata Amritanandamayi:
“La vita è come un giardino: è del tutto normale che le foglie si secchino e i fiori appassiscano. Soltanto se ci ripuliamo dal decadimento del passato potremo realmente godere della bellezza di nuove foglie e fiori. Allo stesso modo dobbiamo ripulire la mente dall’oscurità delle brutte esperienze del passato. La vita è ricordo della dimenticanza. Perdonate ciò che deve essere perdonato, dimenticate quel che è da dimenticare. Abbracciamo la vita con rinnovato vigore. Dovremo riuscire ad affrontare ogni momento della vita con aspettativa rinnovata, come un fiore appena sbocciato”.
Oggi desidero essere un lillà, domani un’ortensia o una rosa… la mia vita continua in un rinnovarsi di fioriture.

mercoledì, aprile 05, 2006

Insieme per la pace

La terra ha bisogno di aiuto perché il nostro è un pianeta in crisi. A Firenze a “Terra Futura”, mostra convegno internazionale per le buone pratiche di sostenibilità, per tre giorni migliaia di visitatori si sono accalcati per visitare gli innumerevoli stand di prodotti biologici, commercio equosolidale, banca etica, editoria specializzata, prodotti di riciclaggio, bioarchitettura, detersivi e giocattoli non inquinanti, organizzazioni di volontariato, rappresentanze di regioni, comuni, città…
Sul programma una riflessione di E.F. Schumacher: “Il nostro compito è guardare il mondo e vederlo intero, occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere”, un invito a sprecare di meno, a economizzare beni importanti come l’acqua e a condividere le risorse.
A ogni ora dibattiti, conferenze, tavole rotonde sugli argomenti più disparati, ma con un unico obiettivo: migliorare la qualità di vita degli uomini rispettando la terra e diminuendo il divario fra i paesi poveri e quelli industrializzati. Giunta alla terza edizione la rassegna ha avuto un’affluenza di pubblico considerevole, nel piazzale molti bambini felici di vedere mucche, pecore con agnellini e asinelli che si lasciavano docilmente cavalcare e accarezzare, ma anche tanto chiasso e brusio.
Un’oasi di tranquillità nella Sala Ottagonale dove gli amici del “Tempio per la Pace” hanno organizzato uno spazio di spiritualità, meditazione e preghiera interreligiosa sul tema: Insieme per la pace. Sono stata felice di ascoltare tante testimonianze fra cui gli amici Paolo Coccheri, Antonella Lumini, Giulia Bolton Holloway e Marco Romoli, presidente dell’Associazione “Un Tempio per la Pace”.
Il momento più intenso ed emozionante è stato l’incontro con Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che ha entusiasmato tutti con le sue parole dirette al cuore della gente. Ha esordito dicendo che la bellezza era nel trovarsi riuniti insieme, persone appartenenti a religioni diverse, la ricchezza delle diversità. Nella nostra società il volto è negato, ma ci si arricchisce solo nello scambio di esperienze personali, nell’entrare in contatto con il volto dell’altro. “Per essere volto occorre impegnarsi per il volto degli altri e vivere le diversità della vita, il mio cammino di vita è stato profondamente missionario, ma se il missionario non è convertito non vale e la conversione si attua quando riesci a spaccare il tuo io e le tue mura e incontri l’altro che è diverso da te”.
Gli incontri più belli della sua vita sono stati con gente di altre religioni, “l’altro è la ricchezza ed è ricco per te perché differente da te. Non ci si incontra mai per caso, ogni incontro nella vita è un mistero, ci si trova insieme e ci si tocca vicendevolmente…Nei miei momenti di lucidità mentale mi domando: chi sono io? Ma chi sono io esiste in relazione con gli altri… Ognuno di noi è un volto unico e irripetibile”.
Purtroppo nella nostra società attuale abbiamo una cultura massificante e occorre riscoprire invece l’unicità di ciascuno di noi, senza però trasformarci in atomi perché “l’atomo è solitudine”. Dobbiamo incontrare il volto del fratello e della sorella “non sopportarci o tollerarci, ma trovare la ricchezza dell’altro”, poiché “non c’è umanità se non al plurale”. Occorre riscoprire quella che il vescovo Tonino Bello chiamava “la convivialità delle differenze”. Anche nella ricerca di Dio abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri perché nessuno possiede in assoluto la verità, ognuno però la ricerca e occorre prendere dalle altre culture ciò che hanno costruito sulla via della verità: “Dio non si possiede, non si possiede la verità”.
Tante sono state le suggestioni lasciate da Padre Zanotelli, i suoi racconti dell’esperienza in Africa, il messaggio di speranza lasciato alle donne che hanno una grande ricchezza nella loro essenza più profonda: la tenerezza, “se vince l’impero è il patriarcato, il maschilismo, oggi ci vuole la donna e la sua tenerezza”.
Non potevano mancare le accuse per la situazione odierna dove non si può andare in giro come se nulla fosse, senza pensare alla crisi incredibile del Sud del mondo dove i poveri sono sempre più poveri, senza preoccuparsi di una crisi ecologica che non ha precedenti, con un pianeta dove la vita rischia di finire e allora, allora bisogna agire. Il compito di un predicatore non si basa solo su fede, speranza e carità, si potrebbe dire che deve avere coraggio, ma dire “coraggio al giorno d’oggi non è abbastanza provocatorio, oggi ci vuole temerarietà e una santa collera, collera per la giustizia che è prostrata nelle strade, collera per il saccheggio della terra, collera per i bambini che muoiono di fame, collera per la follia del militarismo…”.
Il messaggio è chiaro, anche per essere sostenitori della pace occorre agire con temerarietà, diamoci da fare: il futuro della terra è anche nelle nostre mani.