In giardino
Tornare alla casa della mia infanzia è sempre una gioia, fra le vecchie mura mi sento protetta e affiorano i ricordi di giorni felici, senza pensieri, dove la vita fluiva tranquilla fra giochi e risate spensierate di bambini che si rincorrevano nel giardino e nel parco, felici di essere immersi in un piccolo mondo incantato.
Il giardino ora appare devastato dalla neve che quest’inverno è scesa copiosa; mi fanno tenerezza gli alberi con i rami troncati, piegati dal peso di quel manto bianco e soffice, leggero solo nell’apparenza.
La grande magnolia che ha più di centoventi anni ha sofferto, appaiono varie spaccature sul tronco, ampie fronde con le foglie ormai secche penzolano qua e là, ma sono certa che dopo la potatura si riprenderà e la rivedrò splendere sotto il sole, con le foglie verde intenso, lucide e lisce su un lato, opache e vellutate sull’altro, di tonalità nocciola. Ricorderò sempre la magia di una notte d’estate con la luna piena, i bambù del canneto fremevano scossi dal vento. La luce pallida della luna si rifletteva sulle foglie lucenti della magnolia, i grandi fiori bianchi emanavano un profumo inebriante che si mescolava nell’aria della notte, ero rimasta a lungo sulla grande terrazza, facendomi avvolgere dal respiro del vento e baciare dai raggi della luna.
Mi avventuro nel canneto, che desolazione vedere quelle canne altissime spezzate e piegate, ma i bambù si rigenerano e dalle vecchie radici nasceranno altri germogli, rispunterà una vita nuova; l’essere umano in preda ad una passione amorosa può restarne devastato come il canneto in una tempesta di neve, il cuore sanguina, ma poi le ferite si rimarginano e si ritorna a vivere accresciuti dall’esperienza di quell’amore che ha cambiato il nostro modo di vedere e affrontare il mondo.
Nella vita la cosa più importante è amare e sentirsi amati, anche le storie che appartengono al nostro passato lasciano in noi emozioni e ricordi, che per anni restano sopiti, poi improvvisamente riaffiorano e con loro tornano alla mente i desideri irrealizzati, rimasti nel limbo della nostra immaginazione, che possono trascinarci verso orizzonti sconosciuti, al di là delle nuvole, dove si rincorrono i sogni di oggi con quelli di quando eravamo bambini, che c’inseguono anche da adulti.
Fin da bambina ho sempre ammirato le farfalle, in giardino anche ora se ne incontrano di bellissime con ali variopinte o candide, quando il sole è troppo forte si riparano fra le fronde degli alberi e riappaiono al tramonto.
La scorsa estate ero in terrazza, poco prima del tramonto, godevo degli ultimi caldi raggi del sole con gli occhi socchiusi, improvvisamente sono apparse due farfalle bianche che volteggiavano sopra di me e poi si rincorrevano fra le fronde del canneto che lambiscono la terrazza: erano farfalle in amore. Si univano, poi felici si separavano, tornavano a sfiorarsi accarezzandosi con le ali, poi si ricongiungevano con una leggerezza infinita, sono rimasta incantata pensando che sarebbe stato meraviglioso fare l’amore imitando le farfalle, come in una danza.
Inizia a piovere, devo tornare in casa, tira un forte vento, sul lago in lontananza s’intravedono larghe onde increspate, anche dall’acqua sembrano voler uscire le passioni nascoste, ma poi la brezza svanisce e la superficie del lago torna pacata, con i riflessi dorati del sole che scompare, a poco a poco, dietro le cime delle montagne. Cala la notte nella quiete di un luogo dove la natura è ancora incontaminata.
All’alba corro alla finestra a schiudere le persiane, rimango estasiata a contemplare la bellezza delle montagne che incoronano il lago e riflettono sulla neve la luce rosata dell’aurora. Il cielo è limpido, senza nuvole e le rondini sfrecciano di fronte alla finestra mostrando il petto bianco, pulsante di vita. Si odono i cinguettii di uccelli di tante specie che hanno trovato rifugio nel giardino e nel parco della villa che è un po’ abbandonato; al mattino il risveglio è sempre allietato dal loro concerto, una musica che ti avvolge nell’armonia della bellezza della Creazione.
Adoro il giardino della casa natale, la primavera ha fatto sbocciare i fiori bianchi dei cespugli che contrastano con il verde della siepe di bosso, i lillà a fianco al canneto sono in piena fioritura e la fragranza si espande nell’aria, fra pochi giorni saranno sfioriti, ma già le ortensie si preparano a tempestarsi di corolle rosa e la vita del giardino continua. Nel libro “Saggezze”, che raccoglie i pensieri di maestri dell’India, ho letto una splendida riflessione di Mata Amritanandamayi:
“La vita è come un giardino: è del tutto normale che le foglie si secchino e i fiori appassiscano. Soltanto se ci ripuliamo dal decadimento del passato potremo realmente godere della bellezza di nuove foglie e fiori. Allo stesso modo dobbiamo ripulire la mente dall’oscurità delle brutte esperienze del passato. La vita è ricordo della dimenticanza. Perdonate ciò che deve essere perdonato, dimenticate quel che è da dimenticare. Abbracciamo la vita con rinnovato vigore. Dovremo riuscire ad affrontare ogni momento della vita con aspettativa rinnovata, come un fiore appena sbocciato”.
Oggi desidero essere un lillà, domani un’ortensia o una rosa… la mia vita continua in un rinnovarsi di fioriture.