L'arte della felicità
Cari amici non vi ho abbandonati, sono stata solo molto presa per lo spettacolo: I cori da “La Roccia” di Thomas Stearns Eliot che, con il “Teatro del Cielo”, abbiamo presentato nell’isola di Capraia e poi a Firenze. Il titolo che ho scelto oggi non è casuale, è quello di un libro del Dalai Lama che consiglio, se già non lo ha letto, ad Alessandro ringraziandolo, pur con molto ritardo, per il suo commento che ben si ispira a quanto esposto dal maestro buddhista. Solo se riusciamo a debellare gli stati mentali negativi come rabbia, odio, aggressività, intolleranza, avidità per abbracciare comportamenti che rispecchiano valori quali la gentilezza e nobiltà d’animo, la carità e la compassione giungeremo al traguardo della serenità nella nostra vita quotidiana. Con un atteggiamento compassionevole, teso a comprendere chi ci sta innanzi, abbattendo i muri che spesso si creano, a poco a poco, rischiando di trasformarsi in fortezze inespugnabili, si imbocca la strada che porta alla felicità. Ha ragione Alessandro a scrivere che è nella comprensione dell’altro che si cresce, ma occorre uno sforzo notevole per riuscire a vedere al di là dei suoi scatti d’ira, oltre il mutismo determinato da ferite che forse noi stessi, con i nostri atteggiamenti abbiamo procurato. Eppure basterebbe così poco a volte per ricucire un rapporto incrinato, ma fondamentalmente ancora valido, sia esso di amore o d’amicizia.
Siamo talmente presi dalle nostre cose, dal lavoro, dagli affanni quotidiani che non abbiamo il tempo di fermarci a guardare negli occhi la persona che ci sta davanti, che vorrebbe parlare con noi, che ci mostriamo troppo indaffarati per avere il tempo di ascoltarla, eppure lei vorrebbe solo un briciolo di attenzione, un gesto di tenerezza, un abbraccio o una carezza; l’amore è fatto di piccole cose, in cui è racchiuso un valore immenso. Basta poco per far felice una persona e ha ragione Raoul Follereau, che dedicò la sua esistenza ai lebbrosi, ad affermare: “Essere felici è far felici”.
Noi siamo felici nella misura in cui riusciamo a far felici gli altri, ma ciò che doniamo agli altri lo dobbiamo donare con amore, gioia e tenerezza, perché solo così la persona che riceve un sorriso, un’attenzione, un gesto di affetto, un pensiero, una cortesia… saprà apprezzare ciò che le doniamo e si sentirà felice perché amata. L’ho già scritto, ma vale la pena di ripeterlo, nella vita ciò che conta veramente è “amare” e come afferma Herman Hesse “felice è chi sa amare”.
Proprio ieri sera, a una cena di compleanno, una cara amica mi confidava che aveva molto apprezzato i pensieri di Hesse che avevo scritto nell’articolo “Essere felici”, le erano giunti quando ne aveva bisogno, in un momento particolare della vita, le dedico con affetto queste frasi tratte da “Il profeta” di Kahlil Gibran:
Quando amate non dovreste dire: “Dio è nel mio cuore”,
bensì “Sono nel cuore di Dio”.
E non pensiate di poter dirigere il corso dell’amore,
perché è l’amore,
se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L’amore non dà nient’altro che se stesso
e non prende nulla se non da se stesso.
L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto,
perché l’amore basta all’amore.
Quando amiamo impegniamoci ad amare con tutto il cuore, pervasi da un sentimento puro e sincero, solo allora saremo certi di “essere nel cuore di Dio”.